Mi ritengo un grande ammiratore della saga di Mass Effect. Questa grandissima epopea spaziale racconta di un uomo, il Comandante John Shepard, che in seguito agli eventi si troverà a fronteggiare una terribile minaccia che metterà a repentaglio la sopravvivenza di un gran numero di specie nella Galassia conosciuta.

Mass Effect

In Mass Effect Shepard ha 29 anni ed è in servizio sulla Normandy, nave dell’Alleanza dei Sistemi sulla quale è secondo in comando del capitano David Anderson. Durante la trama del primo gioco, viene selezionato e nominato Spettro (contrazione di SPEcialista TaTtica e RicOgnizione) dal Consiglio della Cittadella, la massima autorità riconosciuta dalla comunità galattica, ed il suo primo incarico è quello di dare la caccia a Saren Arterius, uno Spettro rinnegato che sta perseguendo un piano per portare alla distruzione la civiltà galattica conosciuta aprendo le porte al ritorno dei Razziatori.

Mass Effect 2

In Mass Effect 2 Shepard ha invece 31 anni e viene arruolato da Cerberus, un’organizzazione privata che sostiene la leadership umana nella galassia. Il suo compito è quello di fermare i Collettori, nuovi alleati dei Razziatori.

Mass Effect 3

In Mass Effect 3, ambientato 6 mesi dopo il precedente titolo, Shepard torna a combattere con l’Alleanza e si trova a dover fronteggiare l’invasione dei Razziatori direttamente sulla Terra

Come tutti, ho atteso con grande trepidazione l’uscita del terzo e conclusivo capitolo della saga, oltretutto posticipato di molti mesi rispetto alla prima data inizialmente comunicata. Ed ho accolto con terribile preoccupazione la notizia secondo cui Mass Effect 3 sarebbe stato dotato di funzionalità di gioco online che in questo tipo di giochi (ricordiamo che Mass Effect 2 può essere considerato un ottimo ARPG, e da che mondo è mondo, gli RPG sono totalmente incentrati sulla trama e rendono quindi totalmente inutile – per non dire ingiustificata – la presenza di un multiplayer) hanno davvero poco senso.

La promessa degli sviluppatori, di realizzare un multiplayer con finalità utili alla trama principale, è stata solo in parte accolta: giocare al multiplayer è quasi necessario se si vuole cercare di ottenere uno dei finali “migliori” (per quanto, questo termine – migliore – sia piuttosto opinabile, proprio in funzione del tipo di finale che ci aspetta). Se però consideriamo che non tutti giocano in multiplayer e che qualcuno magari può addirittura essere privo di connettività internet sulla propria console, arriviamo ad una conclusione piuttosto ovvia: questo tipo di imposizione è quanto meno discutibile. Bioware stessa sostiene che sia possibile arrivare ad uno dei finali “migliori” anche senza multiplayer. Questo significa però giocare quella che potremmo definire la partita perfetta ed aver fatto tutte le scelte “corrette” nei due capitoli precedenti (andando a ritroso quindi di ben 5 anni!). Significa, in pratica, aver giocato tutti i precedenti capitoli e l’attuale con la guida sotto mano.

Visto sotto questo questa ottica, il multiplayer può quindi arrivare addirittura ad essere considerato quasi come una sorta di cheat mode, che ci consente di vedere i finali “soddisfacenti” anche se in realtà non ce lo siamo meritato, o se abbiamo interpretato il gioco in un modo che non dovrebbe portare naturalmente a quel tipo di finali.

La presenza del multiplayer, però, non è che una delle scelte discutibili fatte da Bioware. Le maggiori critiche che stanno piovendo, e che hanno portato Amazon addirittura a prevedere il rimborso per tutti i giocatori scontenti del gioco, riguardano i pesantissimi buchi di sceneggiatura ed un incredibile numero di incongruenze.

Da qui in avanti entreremmo nel campo degli spoiler, perchè è impossibile parlare di questi difetti senza scendere per forza nel dettaglio della trama. Quindi mi fermo qui, invitando quanti di voi fossero incuriositi od interessanti dall’argomento, a dare uno sguardo a questo bell’articolo su Outcast. La discussione prosegue poi nel forum dello stesso sito, a cui vi invito a partecipare.