La notizia apparsa oggi sulle testate di tutto il mondo, fra cui Punto Informatico, e’ una di quelle che lasciano increduli: entro la fine del 2007 tutti i computer Apple saranno basati non piu’ su processori PowerPC bensi’ su Intel .

San Francisco (USA) – È un keynote che passerà alla storia quello con cui ieri sera il CEO di Apple, Steve Jobs, ha annunciato al mondo il tanto vociferato accordo con Intel. Un accordo che, come volevano le indiscrezioni, porterà la casa della Mela a migrare progressivamente i propri computer verso le CPU x86 del chipmaker di Santa Clara.

Jobs ha rivelato l’epocale svolta durante la prima giornata della Worldwide Developer Conference (WWDC), il tradizionale appuntamento di Apple con gli sviluppatori Mac. Quel vecchio marpione di Jobs ha tenuto gli astanti, che quest’anno superano il numero record di 3.800, col fiato sospeso per una buona mezz’ora: l’annuncio dell’accordo con Intel è infatti stato dato solo dopo la presentazione dei tradizionali dati di vendita e di alcune novità minori.

Il co-fondatore di Apple ha sostanzialmente confermato quanto riportato negli scorsi giorni da alcune fonti del settore: i primi modelli di Macintosh basati sui processori di Intel arriveranno sul mercato fra un anno tondo tondo, mentre la transizione dovrebbe arrivare a compimento entro la fine del 2007. Ciò significa che nel giro di un paio d’anni tutti i modelli di Mac introdotti sul mercato, da quelli consumer a quelli professionali, avranno un “cuore” Intel.

Apple non ha specificato quali processori adotterà per le proprie macchine, ma dalle parole di Jobs è risultato chiaro che non si tratterà – come avanzato da qualcuno in questi giorni – di CPU con un’architettura ad hoc: è possibile che i processori montati sui Mac si distingueranno per alcune peculiarità marginali, come il nome e il package, ma di fatto si tratterà degli stessi chip installati sugli odierni e futuri PC.

Ma qual è la ragione che, a 10 anni di distanza dalla complessa migrazione verso i processori PowerPC, ha spinto Apple a troncare la propria partnership con IBM e arrischiarsi in un cambiamento così radicale? Una parziale risposta la si può trovare in una delle dichiarazioni fatte da Jobs nel proprio discorso d’apertura, dove ha fatto notare, non senza rammarico, che ad oggi non esiste ancora un PowerBook basato sui processori G5: il motivo è che i PowerPC di nuova generazione non sono ancora in grado di fornire un rapporto prestazioni/consumi che possa competere con quello fornito oggi dai Pentium M di Intel. IBM non sembra interessata, per ragioni economiche, ad accelerare l’evoluzione dei G5: questo ha costretto Apple a colmare il gap delle performance introducendo Power Mac a doppio processore e installando, sui modelli più potenti, un sofisticato sistema di raffreddamento a liquido.

“Il nostro obiettivo è quello di fornire ai nostri clienti i migliori personal computer al mondo, e nel lungo periodo Intel ha in assoluto la roadmap di processori più solida”, ha affermato Jobs. “Sono passati dieci anni da quando abbiamo attuato la transizione ai PowerPC, e pensiamo che la tecnologia Intel ci aiuterà a creare i migliori personal computer nei prossimi dieci anni”.

“Siamo elettrizzati nell’avere come cliente l’azienda di personal computer più innovativa al mondo,” ha fatto eco Paul Otellini, presidente e CEO di Intel. “Apple ci ha aiutato a creare il mercato dei PC, e nel corso degli anni è stata riconosciuta per le sue idee innovative e i suoi nuovi approcci. Non vediamo l’ora di fornire avanzate tecnologie di computing e di collaborare a nuove iniziative per aiutare Apple nel continuare a fornire, durante i prossimi anni, prodotti innovativi”.